Scultura nelle scuole
Poiché considerare l’aspetto estetico del mondo non è solo affare di artisti, ma parte importante nelle decisioni che investono la nostra esistenza, è meglio iniziare presto, sin da piccoli.
E allora l’artista abbandona l’ opera come presentazione del suo proprio mondo, torna ad osservare con attenzione, cerca le relazioni che legano gli elementi, che permettono la comunicazione, e di questa attività nutre il suo fare artistico, fa sì che il lavoro che nasce da questa attività crei gli strumenti per ritrovare l’attenzione perduta.
Alfredo si confronta con i bambini in questo compito, rinuncia alla sua opera, pretende che arte ed estetica non siano solo per iniziati, ma facciano parte della quotidianità. E allora le opere dei bambini vanno in mostra, con pari importanza e dignità, non sono giocattoli di plastica da buttare, sono oggetti di valore, sono sculture.
A quelle opere Alfredo ha imprestato la tecnica, l’esperienza, ma il pensiero è collettivo, condivisa è la riflessione sui valori, la discussione sull’ambiente, sui beni comuni, sulla vita.
I bambini vedono prima degli adulti, colgono l’ambiguità della forma, parte essenziale dell’opera di Alfredo.
I bambini vedono un pesce quando si fa ondeggiare una bottiglia davanti ai loro occhi, vedono un uccello a partire da una forchetta, un topo a partire da un cucchiaio. Vedono quello che vede anche l’artista che conserva ancora lo sguardo del bambino.
La loro Arca nasce da un sentire collettivo, da uno sforzo effettuato da attori con ruoli e capacità differenti, i bambini stessi, le maestre, lo scultore: si fa scuola, si fa educazione, si fa arte, si fa cultura.
Bambini e adulti scambiano saperi e conoscenze, pensieri e mondi si incontrano, il gioco della vita è aperto a tutti, senza barriere.
Interscambio culturale, si chiama, ma qualcuno ha una marcia in più, ed è quella dello sguardo, del punto di vista. I bambini guardano, per ovvi ed ineludibili motivi, dal basso in alto, come dal basso in alto ci invitano, quasi ci obbligano a guardare le costruzioni aeree che Alfredo privilegia per le sue installazioni.
Si parte da un punto dato e poi si viaggia, nello spazio e nel tempo, ma sempre verso l’alto, verso il fuori, verso l’altro, sconfinando il presente e il noto. E’ lo sguardo di chi tutto deve vedere, apprendere, conoscere. E’ uno sguardo umile, senza l’arroganza di chi crede di sapere. E’ uno sguardo senza confini, rivolto all’infinito, non circoscritto all’ombra del proprio corpo.
E’ a questi sguardi, ai bambini e alle loro maestre, ed allo scultore che ha condiviso con loro il suo percorso, che si vogliono dedicare alcuni versi di un antico canto di origine azteca, che a ben pensarci sarebbe in grado da solo di descrivere queste attività, il pensiero che le produce e le opere che le compongono.
"L'artista è umile, copioso, vario, irrequieto. L'artista è sincero, pronto, studia, è abile, parla col suo cuore, pensa, ricorda. L'artista lavora allegramente, calmo, con cura, secondo la verità, compone le cose, crea, dispone con ordine il mondo, lo fa armonioso, lo accorda”
alfredo.pecile@libero.it