2009 - Paluzza (UD)
"Predatori"
Una rete gettata è un ostacolo al volo, al movimento, un impedimento alla vita.
Rappresentazione della crudeltà, della volontà di sopraffazione, la rete impaccia, la rete blocca, la rete ferma, impedisce il respiro, la rete è morte. La rete gettata blocca il dispiegarsi delle ali, il guizzo delle pinne, la spinta dei muscoli.
Rete a catturare uccelli, rete a sterminare delfini, rete a bloccare animali in libertà. Rete a fermare uomini liberi.
Rete da uccellagione, rete a strascico, rete gettata, rete di filo spinato: strumento di predatori.
Interazione antagonista, la predazione prevede qualcosa o qualcuno che si nutre di qualcos'altro, che sfrutta qualcun altro.
E allora caccia e pesca più o meno di frodo, predatori più o meno legalizzati, il sacco di una natura degradata a preda.
E allora reti e muri innalzati a fermare gli altri in nome di presunti diritti e certi egoismi dei predatori.
Ma perché un predatore possa esistere devono esistere delle prede.
Gli uccelli di Pecile non restano impigliati, continuano il volo. Frullano nell'aria, vibrano di gioia e colore. Hanno assunto nuova vita da materia inerte e disprezzata, forme inusuali nate da sguardo di artista. Si muovono liberi, creati per l'aria e per il cielo verso il quale si protendono.
Gridano la voglia di vita, l'antagonismo alla cattività della consuetudine e del profitto.
Certo, qualcuno cade, di rete o di pallottola, di fiocina o di barcone, ma il cammino continua, il movimento dei liberi è più forte delle reti.
Se gli arti possono essere impediti, il libero pensiero non può essere fermato.
Colorato, multiforme, allegro pur nella disperazione del presente, il libero pensiero non diventa preda, dispiega il suo volo, il suo movimento, il suo canto.
E così come gli uccelli sfuggiti dalla rete beffano il bracconiere, il libero pensiero di liberi uomini sconfigge ed annulla i predatori.
alfredo.pecile@libero.it